Due terzi esatti della sua vita li ha passati in acqua, con la calottina del Bogliasco allacciata sotto al mento.
Ora però, come annunciato da tempo, Eugenia Dufour dice basta. Troppo difficile conciliare impegni lavorativi e allenamenti quotidiani. E siccome al lavoro non ci si può rinunciare, la scelta non può che cadere sull’altra attività che le riempie la giornata. Anche se ciò significa abbandonare la sua più grande passione: “Sono veramente triste che questo giorno sia arrivato – afferma l’ormai ex capitana biancazzurra – ma prima o poi doveva succedere. Lascio la pallanuoto non perché sono stanca di giocare ma perché davvero non mi è più possibile correre in piscina, facendo tutto di fretta, dopo una giornata di lavoro per poi ripetere la stessa cosa il giorno successivo. Già una volta ho rimandato questa decisione, un anno fa. Ora però non torno più indietro”.
Lascia senza rimpianti Eugenia. Al termine di un percorso che l’ha vista partire bambina, con i ragazzini dell’acquagol, ed arrivare nella piena maturità fino ai palcoscenici continentali dell’Eurolega, dopo aver rinunciato per sua scelta a far parte del gruppo del Setterosa. Una decisione sofferta ma mai rinnegata: “Se tornassi indietro non cambierei una virgola della mia carriera. Ho ottenuto tutto ciò che speravo, avendo anche la fortuna di alzare al cielo una Coppa Italia e di partecipare alla prima esperienza europea di questa società. Se ripenso ai miei inizi, quando insieme a Carola (Falconi, ndr) ero la più piccola del gruppo, mi fa un po’ strano pensare di essere negli anni diventata il capitano di questa squadra. Un orgoglio di cui andrò sempre fiera”.
La sua vita a tinte biancazzurra parte in effetti da lontanissimo, da quando poco più che bambina decise un pomeriggio di seguire il fratello Matteo e il cugino Massimo alla Vassallo per provare quello strano gioco che per i successivi diciotto anni sarebbe stato parte integrante di lei: “Fino ai 9 anni ho giocato a basket a Nervi – racconta Eugenia – poi la mia società fallì e cercando un altro sport mi imbattei quasi per caso nella pallanuoto. Accompagnando Massimo e Matteo vidi che anche altre ragazzine, più o meno della mia età, si divertivano in piscina così decisi di provare anch’io”.
Il colpo di fulmine con l’acqua clorata fu istantaneo, scatenando un amore destinato a non cessare neanche ora che la sua carriera agonistica è giunta al capolinea: “Ovviamente io non sparirò né da Bogliasco né dalla Vassallo. Continuerò ad essere la prima tifosa delle mie compagne e magari qualche volta farò qualche vasca assieme a loro. Chiudendo gli occhi e pensando a questi lunghi anni c’è un’immagine che mi viene in mente: è la foto scattata fuori dalla piscina dopo la vittoria del campionato di A2. C’eravamo tutte noi giocatrici ma anche tutta la gente della Vassallo. Tifosi, dirigenti, amici e parenti. La nostra gente, insomma. Tutti felici ed uniti per il raggiungimento di quel traguardo così importante. Fu un momento unico”.
La Bogliasco rosa ammaina la sua bandiera. Ma l’orgoglio di averla avuta tra le sue atlete più importanti non si sopirà mai. Buona vita Eugenia e grazie per tutto ciò che ci hai dato.
Bogliasco 1951